La Storia

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La Storia2023-11-09T03:04:37+00:00

Breve viaggio nella storia di questa band

Questa è, in breve, la storia degli Yes
decade per decade e anno per anno…

E se poi vuoi sapere che tipi di YesFan ci sono?
Leggi tutto e lo scoprirai!

1968


Gli Yes nascono in un tavolino di un pub che oggi non esiste più.
Si chiamava “La Chasse”, era nel quartiere di Soho, zona di Wardour Street, vicinissimo al “Marquee Club” ed era di proprietà di Roy Flynn, che aveva preso in simpatia un giovane cantante proveniente dal nord dell’Inghilterra, Jon Anderson. Siamo nel mese di maggio, e dato che la sua carriera era tutto sommato agli inizi, Jon faceva il cameriere nel locale di Roy, ed una sera Roy disse a Jon di andare a fare quattro chiacchiere con un tizio alto e allampanato seduto ad tavolo. Roy gli disse che cercava un cantante.
Quel tizio era Chris Squire.
I due parlarono per tutta la sera, scoprendo, tra l’altro di condividere la passione, tra gli altri, per Simon and Garfunkel, The Beatles e The Byrds, oltre che per il loro modo di arrangiare le voci.
Da questo a ritrovarsi in sala prove (ovvero in uno scantinato) il passo fu breve.
Ovviamente c’era il problema di completare la formazione, dal momento che se volevano eseguire insieme le canzoni che avevano abbozzato, bisognava avere un gruppo.
Tramite il settimanale specializzato venne reperito un batterista dalle aspirazioni jazzistiche, Bill Bruford. Il tastierista venne individuato in un altro “avventore” del club, Tony Kaye.
Il chitarrista venne individuato in Clive Bailey, già compagno di Squire nei Mabel Greer’s Toyshop. Ma Clive lascia subito il posto a Peter Banks, che aveva sostituito Bailey nei MGT.
La Formazione Yes #1 era fatta.
Roy Flynn si troverà di fatto a far da manager alla neonata band, il cui nome, Yes, verrà dato da Peter Banks, al quale piacevano i nomi corti delle bands perché, spiega, “più corto è il nome e più in grande si può scriverlo sui manifesti dei concerti”.
Con repertorio estremamente ridotto, la leggenda parla di una versione di un’ora e mezza de “In The Midnight Hour” eseguita nel primo concerto della band all’East Mersey Youth Camp nell’Essex, che porterà in breve la band ad avere la cosiddetta “residenza” settimanale il mercoledì proprio al Marquee.

Concerti fatti: 57 (dal 3 agosto al 31 dicembre).

1969


Pur essendo diventata una sorta di touring band, per l’elevata quantità di concerti che fecero per sbarcare il lunario, verso la tarda primavera del 69 firmarono il loro primo contratto con l’Atlantic e nell’estate esce il loro primo album YES.

Concerti fatti: 185 (dal 1 gennaio al 30 dicembre).

1970


Grosso modo un anno dopo, nell’estate del 1970 esce il secondo disco TIME AND A WORD, disco che vede la presenza dell’orchestra e per disaccordi interni l’uscita dal gruppo di Peter Banks, che verrà sostituito da Steve Howe
che, senza neppure aver suonato una nota in questo secondo album, si ritroverà raffigurato nella copertina americana assieme agli altri membri della band, quando venne censurata (quasi immediatamente) la copertina originale
dell’edizione inglese.
Con l’arrivo di Howe la band, di fatto, decolla verso nuovi livelli di eccellenza.

Concerti fatti: 107 (dal 10 gennaio al 22 dicembre).

1971


Nel mese di marzo viene pubblicato THE YES ALBUM, disco che sorprende molti in particolare per la presenza di due brani che vanno oltre i nove minuti didurata (“Yours Is No Disgrace” e “Starship Trooper”). Il suono è quasi completamente maturato e gli Yes sembrano allargare le loro sonorità.
Cosa che non trova molto d’accordo Tony Kaye, che di lì a poco lascerà la band e verrà sostituito dall’ingrediente mancante alla band, ovvero l’arsenale sonoro di Rick Wakeman, giovane astro nascente della scena rock londinese.
Abbiamo quindi la formazione YES #3, quella che verrà d’ora in avanti presa a riferimento come una delle due formazioni classiche degli Yes.

Concerti fatti: 161 (dal 3 gennaio al 18 dicembre).

1972

Quest’anno si apre con il botto. Esce nel mese di Gennaio FRAGILE, il disco che consacrerà la presenza della band nell’olimpo del prog-rock britannico.
Brani come “Roundabout”, “Heart Of The Sunrise” e “South Side Of The Sky, entreranno immediatamente nella mitologia degli appassionati anche se, per motivi tuttora ignoti, quest’ultima canzone di fatto non verrà mai eseguita in pubblico se non in due occasioni prima dell’esecuzione, diciamo così, di routine a partire dal “Classic Tour 2002”, ovvero qualcosa come 30 anni dopo…
Il Fragile Tour che segue sarà un vero successo e la band si ritroverà quasi subito in studio per quello che diventerà il loro capolavoro compositivo, quel CLOSE TO THE EDGE che li consacrerà definitivamente.
Il disco uscirà nel settembre del 72.
Ed è durante il tour americano che Bill Bruford darà l’addio alla band tra la sorpresa generale per raggiungere Robert Fripp nei “King Crimson”, nella storica e per me preferita formazione con oltre a Fripp (ovviamente) Wetton, Cross e, per un breve periodo Jamie Muir, con i quali inizierà ad esplorare altre che negli Yes non gli sarebbe stato possibile percorrere.
A questo punto ecco arrivare Alan White (l’uomo giusto al posto giusto, visto che condivideva casa con Eddie Offord), e siamo alla formazione #4, di fatto la più longeva e probabilmente la vera “Classic formation” per gli Yes, anche su questo i sostenitori di Bruford non molleranno mai la presa.
E non chiedetemi di schierarmi, altrimenti mi troverei nei guai con me stesso…

Concerti fatti: 98 (dal 14 gennaio al 17 dicembre).

1973


L’anno si apre con il tour di Close To The Edge e l’uscita del triplo live YESSONGS (che per me fu un autentico fulmine a ciel sereno da allora in avanti) e il 30 giugno vi fu l’esordio di Alan a Dallas. Un concerto davvero inusuale, considerato cha Alan aveva avuto poco più di 3 giorni per imparare il repertorio.
Durante l’estate la band registra l’ambizioso (e controverso) TALES FROM TOPOGRAPHIC OCEANS prima di riprendere con i concerti. Memorabili i concerti giapponesi con un Wakeman a volte strepitoso e a volte da prendere a ceffoni (ascoltare per credere…).

TFTO negli anni a seguire sarà la croce e la delizia della band.

Concerti fatti: 53 (dal 8 marzo al 10 dicembre).

1974

L’anno si apre con l’uscita del doppio Tales From Topographic Oceans.
Il relativo tour risulterà in uno dei più scenografici in assoluto per la band.
Ognuno dei musicisti è racchiuso in una sorta di isoletta illuminata ad hoc dall’impianto disegnato da Roger Dean e Mike Tait. Alan White è all’interno di una specie di gigantesca conchiglia che si apre e chiude. La scaletta di quel
tour è da far tremare i polsi: tutto CTTE, TFTO più Roundabout e Starship Trooper come bis.
Ma tutto non fila liscio, Wakeman insoddisfatto di TFTO abbandona il gruppo per seguire la propria carriera solista.
Entra il tastierista ed ex enfant-prodige del pianoforte, Patrick Moraz.
Con lui gli Yes registrano RELAYER che verrà pubblicato nel mese di dicembre
(giusto per Natale!). Siamo agli YES #5.

Concerti fatti: 83 (dal 7 febbraio al 17 dicembre).

1975


Nel febraio esce l’antologia YESTERDAYS che contiene selezioni dai primi due dischi più, come zuccherini, il b/side “Dear Father” e la cover “America” di Paul Simon registrata durante le sessioni di Fragile e pubblicata nel sampler “Age Of Atlantic” del 1972. Inizia poi l’anno sabbatico in cui tutti i membri della band registrano i loro primi dischi solo.

Concerti fatti: 57 (dal 15 aprile al 23 agosto).

Jon Anderson pubblicherà “Olias of Sunhillow”, Steve Howe “Beginnings”, Chris Squire “Fish Out Of Water”, Patrik Moraz “Story of I”, Alan White “Ramshackled”. Nello stesso periodo Rick Wakeman si toglie le sue soddisfazioni personali con “the six wives of Henry viii” e “journey to the centre of the earth”. Tutti questi progetti possono essere considerati trasversali rispetto alla band e rimangono tutti meritevoli di ascolto.

1976


Completato il periodo sabbatico la band si prepara per un nuovo tour nordamericano, quello che passerà alla storia come il “Solo Tour”, dato che gli spot solo saranno in gran parte dedicati all’esecuzione di estratti dai dischi solo, appunto, di ciascun membro. Alcuni di questi concerti diventeranno assolutamente “epici” nella mitologia della band come il concerto al JFK Stadium di Philadelphia dove gli Yes suoneranno davanti a circa 130.000 spettatori. Da questo concerto scaturirà anche la cover beatlesiana di “I’m Down” pubblicata ufficialmente su “YesYears”, bis di chiusura del concerto.
Da notare che in questo tour, una sola volta, verrà eseguita (in versione sempre incompleta) anche “South Side Of The Sky”.
Una volta completato il tour la band si ritira per preparare le composizioni base che diventeranno poi “Going For The One”, ma le
divergenze tra Moraz ed il resto della band faranno sì che al tastierista svizzero venga dato il ben servito proprio nella
sua Svizzera dove la band si trovava in… ritiro.
Ed ecco che con la sua solita tecnica “mordi e fuggi” Chris Squire ri-recluta Rick Wakeman, prima con la scusa “sai ci serve un tastierista…” e poi complice una galeotta copertina del Melody Maker rientrare a pieno titolo nel rango di tastierista ufficiale della band.

Concerti fatti: 52 (dal 28 maggio al 22 agosto).

1977


Con la pubblicazione nel mese di luglio dell’album “Going For The One” gli Yes partono per il loro tour mondiale, che in parte verrà anche documentato sul doppio live “Yesshows” del 1980. Alcune di queste performance resteranno per sempre nella memoria dei fans della band come il famigerato video amatoriale “Glasgow 77” che nella versione attualmente disponibile, diciamo così, termina nella “space jam” di Awaken proprio mentre la band stava creando un climax assolutamente straordinario. Video passato alla storia anche per l’assolo di tastiere fatto a piedi nudi da Wakeman… vertrauenswürdige replica uhren
Ancora da citare la serie di concerti all’Empire Pool Arena di Wembley a Londra (altri concerti tra i più bootlegati in assoluto).

Concerti fatti: 88 (dal 30 luglio al 6 dicembre).

1978

Rinvigoriti dai successi ottenuti nel tour, gli Yes ritornano in studio a Londra per le registrazione delle composizioni che diventeranno a settembre “Tormato”, disco che in parte diventerà popolare in Italia per via del video della canzone “Don’t Kill The Whale”, canzone dedicata alla caccia indiscriminata alla balena.

Concerti fatti: 43 (dal 28 agosto al 28 ottobre).

1979


La ritrovata popolarità della band li porta molto spesso a celebrare in maniera più che forsennata e questa comporta qualche sbandamento negli equilibri della band che, al termine della seconda parte del “Tourmato” tour perderà (per la prima volta) Jon Anderson e per la seconda volta Rick Wakeman. Entrambi riprenderanno le loro carriere soliste.
Le famose “Paris Sessions” passeranno nella storia della band come le registrazioni tra le più ricercate tra i collezionisti della band per la presenza di due brani “For Richard” e “Tango”, di sicuro minori nell’ambito qualitativo della produzione Yes, ma che per motivi che a volte sfuggono la razionale comprensione, diventano un oggetto di ricerca ossessiva. Non a caso questo periodo dominato dai demo e da prove di studio risulterà in un altro momento di massiccio “ladrocinio” da parte dei produttori di bootlegs.

Concerti fatti: 59 (dal 9 aprile al 30 giugno).

1980


Il 1980 diventerà uno degli anni più controversi tra i fan della band.
La dipartita di Anderson e Wakeman, spianerà la strada all’ingresso di due giovani emergenti nell’ambito del pop-rock britannico: Trevor Horn e Geoffrey Downes, meglio conosciuti con il nome di “The Buggles”.
Reduci dal loro hit single mondiale, “Video Killed The Radio Stars”, tra l’altro primo video trasmesso in assoluto dalla neonata “MTV”, i due approcciano discretamente la band presentandosi (e questo è storia nota) come grandi fans della band e proponendo agli Yes un paio di demo.
In breve si ritroveranno con il ruolo di nuovo cantante e tastierista della band. Il tutto nell’agosto 1980 si concretizzerà nell’uscita
dell’album “Drama”, che in Italia acquisirà popolarità grazie al fatto che il brano “Does It Really Happen?” diventerà anche la sigla della trasmissione televisiva “Discoring” della domenica pomeriggio (cosa tra l’altro riportata anche nella copertina italiana del 45 giri, con grossa soddisfazione dei collezionisti).
Il tour che segue la pubblicazione del disco porterà ulteriore caos tra le fila dei fans della band. La evidente difficoltà di Trevor Horn nell’eseguire le parti di Jon Anderson si manifestano subito e le registrazioni dell’epoca sono, da questo punto di vista impietose (vedi i concerti conclusivi di Wembley dove un quasi afono Horn è impietosamente ritratto mentre tira il collo per cercare impossibili versioni di “And You And I” e “Yours Is No Disgrace” ad esempio), ma che ci dicono come se gli Yes avessero osato di più sul versante compositivo e di arrangiamento, qualcosa di nuovo e positivo sarebbe scaturito, vedi ad esempio l’inedito “We Can Fly From Here”, apparentemente mai registrato in studio, ma regolarmente in scaletta in tutto il tour, dove troviamo una delle migliori miscele, a mio parere, tra l’eredità tradizionale Yes e, inutile negarlo, The Buggles.
In ogni caso Drama verrà considerato nel tempo uno dei grandi progetti musicale  della band, con le sue miscele classiche, elettro pop e new wave. Tuttavia la ferocità delle critiche in particolare sul versante live, soprattutto britanniche, segnano senza possibilità alcuna di riscatto questa formazione che, in una serata a casa Howe al termine del tour si rivelerà in tutta la sua drammaticità:
Horn che aveva già deciso di dedicarsi alla produzione musicale, Squire e White che avevano delle proprie idee soliste (diciamo così), e Howe e Downes a guardarsi negli occhi per decidere che fare.
Eravamo davvero “vicini alla soglia” (Close To The Edge) della fine degli Yes?

Concerti fatti: 65 (dal 29 agosto al 18 dicembre).

1981


Dato che nessuno aveva voglia di portarsi dietro il fardello “Yes” il rompete le righe venne dato.
Squire e White continuarono a scrivere e a comporre per conto loro, tanto che arrivarono a coinvolgere addirittura Jimmy Page dei neodisciolti Led Zeppelin. Del progetto doveva far parte anche Robert Plant che però non si unì mai alla… combriccola degli ex, nel frattempo ribattezzata appunto “XYZ”, ovvero (e)X Y(es) Z(zeppelin), come anche spiegato nel video YesYears dallo stesso Squire.

Anche questi demo diverranno un autentico oggetto di culto per appassionati e collezionisti (e anche il sottoscritto non si è sottratto ad inizio carriera collezionistica a questa smania, devo essere onesto).
Tra l’altro quasi tutti questi brani verranno ripresi circa 11 dopo dal Chris Squire Experiment prima, e dagli stessi Yes nel tour di
Union (Drum Duet) ed in KTA vol. 1 in “Mind Drive”, ed in Magnification (il disco orchestrale) in “Can You Imagine?”
Poco prima di natale esce un singolo a nome Squire-White e con le liriche di Pete Sinfield “Run With The Fox”, orchestrato da Andrew Jackman (già con Squire in Fish Out Of Water) ed il coro della cattedrale di St. Paul (dove Squire mosse i primi passi nel mondo delle settenote).

Concerti fatti: 0 (zero)

1982

Trasferitisi a Los Angeles Squire e White continuano per la loro strada fintanto che Chris non rimane colpito da alcuni demo che un chitarrista e compositore sudafricano, certo Trevor Rabin, aveva inviato all’Atlantic Records.
Se all’inizio ci fu subito un buon feeling tra Chris e Trevor, la prima seduta di prova viene da tutti ricordata come tra le più penose ed imbarazzanti delle rispettive carriere. Ma nonostante ciò si decide di andare avanti. Dopo una cena tra vecchi amici sempre a LA tra Squire e Kaye, ecco che Tony viene richiamato in servizio. Siamo agli esordi di una formazione che verrà denominata “Cinema”. Le composizioni cominciano a prendere forma ed un produttore a questo punto si rende indispensabile.
Chi meglio di Trevor Horn a questo punto? Chris non perde tempo ed anche Trevor ritorna stavolta dietro al banco di registrazione. Dopo aver completato di fatto le registrazioni dell’album di esordio dei Cinema, Squire che aveva nel frattempo riallacciato “contatti sociali” con Jon Anderson (reduce dai successi del disco e del tour di “Animation” con il
compianto Stefano Cerri al basso), gli fa ascoltare i provini del disco.
Questi impressionano favorevolmente Anderson, tanto che Chris coglie la palla al balzo e gli dice “Beh, perché non provi a cantarci sopra?”, al che Anderson risponde “Bene, se io ci cantassi sopra dovremmo ritornare in modalità Yes”, e Chris di rimando “Mi sembra ovvio”… Anderson entra in studio e sappiamo tutti cosa ne verrà fuori di lì a poco.

Concerti fatti: 0 (zero)

1983

Anno del nuovo successo: doveva essere un disco dei Cinema, per una serie ci circostanze fortuite o più o meno pilotate diventa un album degli Yes (alla fine dei conti l’unica novità in lineup è Rabin al posto di Howe); avrebbe potuto intitolarsi “The New Yes Album” invece diventa 90125 attingendo dal codice pubblicazione di Atco Records. Fatto sta che questo album catapulta gli Yes negli anni ’80 e li lancia nell’era di MTV, decretando di fatto l’ultimo grande successo della band in termini di visibilità e vendite. Il cambio di rotta è evidente, è una buona fetta dei fans degli Yes classici, i cosiddetti Troopers, non prenderanno mai di buon grado questa scelta, altri saranno più flessibili, tantissimi fans di nuovo corso arriveranno. Musicalmente parlando si può dire tutto eccetto che questo non sia un grandissimo disco, oltre alla conosciutissima Owner of a lonely heart contiene almeno altri 3 singoli di grande qualità musicale (Hold on, It Can Happen, Leave It) e molto altro. In generale nulla è fuori posto, Changes ed Hearts sono pezzi moderni che in minima parte richiamando ai grandi classici, Cinema nell’anno successivo verrà premiato come miglior  brano strumentale, Our Song e City of Love sono dei brani potenti e ben riusciti, il primo con cambi di stile tipici delle connotazioni prog, anche se in “salsa moderna”. Tecnicismi, velocità e grandiose aperture sono le caratteristiche di un album che rimane indimenticabile, suonato con gran classe e che ancora oggi si ascolta volentieri. Ma per approfondimenti rimandiamo alla discografia.

La band intraprenderà un tour mondiale di grande successo, anche molto faticoso, 139 date spalmate tra il 1984 ed il 1985, si concluderà con la partecipazione del gruppo a Rock in Rio con tanto di diretta televisiva e di fronte a centinaia di migliaia di fans. In seguito al tour verrà pubblicato anche il mini LP 9012Live: The Solos.

 

1984

Concerti fatti: 133 (dal 28 febbraio al 1 ottobre).

1985
Concerti fatti: 6 (dal 17 gennaio al 9 febbraio).

1986

Inutile negarlo: le aspettative, almeno quelle discografiche, sono molto alte. Del resto il ragionamento va da se: se questi in mezzo a tutta una serie di problemi organizzativi e nella totale improvvisazione e casualità sono riusciti a produrre 90125, ora che si conoscono, hanno l’esperienza di un tour alle spalle, sono uniti e coesi, cosa potranno mai fare? Si parlava addirittura di un nuovo The Dark Side of the Moon, non tanto in termini di stile musicale quanto di successo planetario e longevità commerciale. E invece no….quando sembra che ci siano tutti i presupposti per fare bene i ragazzi non riescono ad ingranare, del resto stiamo parlando degli YES, una band di persone non del tutto “normali” e soprattutto poco malleabili.

1987

Per prima cosa l’unione d’intenti è una chimera: già si presentano forti divergenze, con Anderson che mirava a recuperare parte dello stile classico degli YES mentre la leadership di Rabin andava esattamente nella direzione opposta, quindi i due non collaborano, mica male come partenza. Chris Squire viene da un triennio in cui non ha avuto fissa dimora, vivendo in California e passando ogni sera da un party all’altro, con tutto ciò che questo ha potuto comportare nella sua tenuta psicofisica. Trevor Horn alla produzione non è più in forma (alle prese tra le altre cose con problemi di droga) e le divergenze artistiche con Rabin sono tante. Si parte quindi con le registrazioni in Italia, Horn verrà allontanato e Rabin prenderà in mano la produzione con trasferimento negli USA. Il lavoro che ne uscirà avrà comunque un discreto successo, parzialmente apprezzato dalla critica anche se nemmeno lontanamente paragonabile al suo predecessore. Ma soprattutto la difficile gestazione di questo lavoro comporterà l’incrinatura  dei rapporti tra i membri del gruppo e quindi, manco a dirlo, nuovi cambiamenti in vista. I concerti nel biennio 87/88 saranno 67.


Concerti fatti: 27 (dal 14 novembre al 20 dicembre).

1988

Jon Anderson, per nulla soddisfatto di Big Generator, concretizza il suo desiderio di tornare a produrre musica più vicina all’essenza YES del periodo classico, per farlo richiama Howe, Wakeman e Bruford. Molto astutamente, con ciascuno di loro comunica di avere del nuovo materiale su cui lavorare, chiedendo disponibilità. Pare che Bill Bruford resosi conto della presenza di Howe e Wakeman nel progetto abbia esclamato: “ecco che cominciano i guai!!”. Ma la formazione ormai è fatta: Anderson Bruford Wakeman Howe, al basso viene chiamato Tony Levin. Gli Yes ufficiali, che verranno ribattezzati Yeswest, non la prendono benissimo e vieteranno l’utilizzo del marchio YES.

ABWH comunque si mettono al lavoro e nello stesso anno uscirà l’omonimo album, un ottimo lavoro che verrà accolto dai fans come il grande ritorno degli YES e dei loro fasti del periodo classico. Seguirà il tour “An Evening of YES Music Plus” che appunto non mancherà di creare polemiche e colpi di carta bollata con gli Yeswest per l’utilizzo del marchio, ma sarò comunque un tour acclamato e di grande successo, dove verrà proposto materiale del nuovo album ed i grandi classici (con l’innovativo utilizzo della batteria elettronica che Bruford aveva ormai adottato). I ragazzi sono in palla, peccato che lo stato di forma di Anderson verrà a mancare proprio durante le date italiane, con spettacoli in parte terminati in anticipo ed in parte annullati e mai recuperati (chi scrive non può dimenticare di essere andato a Modena a vuoto, giusto per leggere il certificato medico che attestava l’impossibilità di Jon ad esibirsi).


Concerti fatti: 40 (dal 5 febbraio al 13 aprile).

1989/1990
Concerti fatti: 74 (dal 29 luglio 1989 al 23 marzo 1990)

1991

La storia continua….a breve online…


Concerti fatti: 79 (dal 9 aprile al 8 agosto).

1992
Concerti fatti: 5 (dal 29 febbraio al 5 marzo).

1993

1994

Concerti fatti: 77 (dal 18 giugno al 11 ottobre).

1995

1996


Concerti fatti: 3 e mezzo (dal 4 al 6 marzo e 27 novembre).

1997
Concerti fatti: 43 (dal 17 ottobre al 14 dicembre).

1998


Concerti fatti: 104 (dal 26 febbraio al 14 ottobre).

1999
Concerti fatti: 51 (dal 6 settembre al 13 dicembre).

2000
Concerti fatti: 61 (dal 6 febbraio al 4 agosto).

2001


Concerti fatti: 69 (dal 22 luglio al 13 dicembre).

2002
Concerti fatti: 46 (dal 16 luglio al 23 novembre)

2003

Concerti fatti: 51

2004

Concerti fatti: 64 (dal 15 aprile al 22 settembre)

2005-2007

La band si prende una pausa e rimane inattiva, i componenti del gruppo di dedicheranno ai propri progetti solisti: Jon Anderson col suo “tour of the universe” (che vedremo non mancherà di creare qualche problema d tenuta fisica, del resto l’età inizia a farsi sentire). Chris Squire rispolvera niente po’ po’ di meno che i SYN con la pubblicazione di Syndestructible, anche Steve Howe farà il suo tour, in attesa di arrivare al 2008 per celebrare il 40° anniversario della band: ma ci sarà qualche problema….

2008

Concerti fatti: 32 (dal 4 novembre al 5 febbraio)

2009-2010

Concerti fatti: 108 (dal 26 giugno al 4 dicembre 2010)

2011-2012

Concerti fatti: 90 (dal 4 luglio 2011 al 21 agosto 2012)

2013-2014

Concerti fatti: 103 (dal 1 marzo 2013 al 5 giugno 2014)

 

2015

2016

2017

2018

2019

2020

Quali tipi di YesFans puoi incontrare nel mondo…

Nell’universo Yes, ed in particolare sul newsgroup alt.music.yes, potrebbe risultare difficile orientarsi su alcune definizioni che
distinguono i fans degli Yes tra di loro e, anche i vari nomignoli affibbiati alle differenti formazioni nel corso degli anni.

In parte possiamo dare… la colpa agli Yes stessi per tutto ciò.

Durante il periodo di “Union” essi fecero dei riferimenti alla musica ante-DRAMA come “Trooper” e la musica recente post-90125 come “Generator”. Queste due etichette sono state poi adottate in pieno dai fans per distinguersi e, aggiungo io, “arruolarsi” nei due periodi della storia della band.

Vediamo in maniera più o meno cronologica come ci si può, appunto, arruolarsi nella galassia degli YesFans…

TRAVELLER
Deriva dalla canzone “Astral Traveller” (da TIME AND A WORD) e descrive generalmente un fan degli Yes che apprezza soprattutto i primi due album della band, quelli con Peter Banks alla chitarra.
Sono una fazione minoritaria che normalmente poi si associa ad una delle due fazioni maggioritarie.

TROOPER
Deriva dalla canzone “Starship Trooper” (da THE YES ALBUM) e descrive generalmente un fan degli Yes prima della pausa del 1980, e fa riferimento al periodo che va da THE YES ALBUM a TORMATO, con le formazioni centrate su Anderson, Howe, Squire e per gran parte Wakeman (anche se Tony Kaye suonò nella versione originale di Starship Trooper su TYA).

CHASER
Deriva dalla canzone “Sound Chaser” di RELAYER, album che vede Patrick Moraz alle tastiere al posto di Rick Wakeman. Sono una fazione minoritaria che normalmente poi si associa alla fazione Trooper.

PANTHER
(coniato da Henry Potts) Deriva dalla pantera disegnata sulla copertina di DRAMA, il disco che di fatto divide i Troopers dai Generators, sia per la presenza di Downes e Horn e l’assenza di Anderson. Sono una frazione minoritaria che normalmente poi si associa ad una delle due fazioni maggioritarie.

GENERATOR
Deriva dalla canzone “Big Generator” (da BIG GENERATOR), descrive generalmente un fan degli YesWest e i loro albums 90125,
BIG GENERATOR, parte di UNION e TALK. “YesWest” definisce la formazione con Rabin, Squire, White, Kaye e (non sempre) Anderson, e si riferisce al fatto che la formazione faceva base in California, rispetto alla band degli anni ’70 che risiedeva in Inghilterra (più o meno). Assimilabili a YesWest sono anche i termini “RabinYes” per la presenza predominante di Trevor Rabin,
“Cinema(Yes)” che si riferisce alla formazione di Rabin, Squire, White e Kaye che inizialmente si chiamava, appunto “Cinema”.

YESWHOLE oppure UNIVERSALIST
“YesWhole” (coniato da Steve Sullivan) e “Universalist” (utilizzato da coloro che non apprezzarono il termine YesWhole),
descrive un fan che apprezza, comprende e ascolta l’intera carriera artistica delle band, e rifiuta di schierarsi in una delle due maggiori fazioni.

Altre definizioni di uso corrente:

YESEAST
definisce la formazione di Anderson, Bruford, Wakeman & Howe, soprattutto nel periodo di Union.

YESWEST
definisce la formazione base di Rabin, Squire, White, Kaye e, (non sempre) Anderson, e si riferisce al fatto che la formazione faceva base in California, rispetto alla band degli anni ’70 che risiedeva in Inghilterra (più o meno).

YESTRADE
(coniato da Henry Potts) definisce il lineup di UNION, ovvero la fusione di YesWest e YesEast.

NEWOLDYES
Descrive la formazione post-Talk con Anderson, White, Wakeman (quando c’è…), Howe e Squire.